Dieci anni dopo l'uscita del seminale debutto folk di rottura Per Emma, ​​per sempre fa , la reinvenzione sonora di Justin Vernon ha raccolto nuovi fan pur mantenendo il suo seguito di culto. In effetti, la scorsa notte (4 marzo) è stata la settima di una residenza di Bon Iver di otto notti tutto esaurita all'Hammersmith Apollo.



Dopo un set abbagliante e inquietante del supporto di stasera Phoebe Bridgers, Vernon è stato infine accompagnato sul palco con una band di dieci elementi, tra cui due batteristi e una sezione di fiati di cinque elementi.



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Con ogni batterista posizionato sopra la band su piattaforme rialzate, è stato un richiamo visivo istantaneo dell'importanza delle percussioni in forte espansione nel 2016 22, un milione . Quel promemoria è stato rapidamente riportato in vita attraverso intermezzi martellanti nelle prime interpretazioni di '10 deathbREast', '666 ʇ' e '33 God'. L'ultimo dei quali si è concluso con una rottura di chiusura estremamente potente.



Credito: Stuart Leech

Alla deriva ripetutamente tra materiale più recente e vocoded e il suo folk acustico malinconico di lunga data, Vernon ha mostrato ancora una volta la sua rinomata versatilità vocale; altrettanto potente quanto delicato o morbido. Che si tratti degli assoli vocali dell'amatissimo 'Blindside' o delle potenti inflessioni ad alto effetto di '715 – CREEKS', quei momenti si sono moltiplicati mentre il set raggiungeva il culmine.

Con altre notti in pausa per un intervallo di oltre 20 minuti, la performance della scorsa notte ha chiaramente beneficiato di uno slancio ininterrotto. Chiudendo con 'Holocene', '22 (Over Soon)' e un bis di 'The Wolves (Atto I e II)', il coinvolgimento del pubblico ha raggiunto l'apice in quella che era una chiusura emotiva e comunitaria sul set.



Credito: Stuart Leech

Un decennio dopo il suo straziante debutto di isolamento autoimposto, la creatività irrequieta di Vernon ha forzato la sua rapida evoluzione. Ma mentre il suo suono si è trasformato da intimo a espansivo, da triste a sperimentale, l'emozione cruda al centro della sua musicalità rimane brillantemente presente come sempre.

di Joe Horsman